Molti lettori delle biografie di Paul Schneider chiedono continuamente: come ha potuto farcela la signora Schneider? Che ne è stato di lei e dei bambini? Per questo, la pastora Elsa-Ulrike Ross, presidente della “Pfarrer-Paul-Schneider-Gesellschaft” e.V. con sede a Weimar, a luglio del 2001 mi ha pregato di stilare un breve riassunto della nostra storia.

 

Mia madre è una donna forte. Era convinta in fede che suo marito avesse ragione. In questo era continuamente incoraggiata dagli amici della Bekennende Kirche. Già al momento del funerale, trovò consolazione nel gran numero di persone di Hünsruck intervenute, con i pastori e i membri e i pastori della “Bekennende Kirche”, giunti da tutta la Germania, nel corso di tre giorni e nonostante la sorveglianza della Gestapo, per onorare la memoria di mio padre. Mia madre sapeva di sentirsi al sicuro anche in seguito nella “Bekennende Kirche”, che si dimostrò molto premurosa nei suoi confronti, e subito dopo la morte del pastore organizzò una riunione non autorizzata e pericolosa per gli organizzatori. Con i fondi raccolti fu possibile acquistare una casa a tre piani a Wuppertal - Elberfeld, in cui ci trasferimmo nella primavera del 1940. “Noi”, cioè mia madre, sua sorella Marie Luise Dieterich, la nostra cara “zia Mariella”, Sophie, che già a quattordici anni, era venuta a vivere in casa di mio nonno, e tutti noi sei, di età compresa fra due e dodici anni.

 

Noi bambini trascorremmo lì tre anni felici nel grande giardino dietro la casa, con bellissimi rampicanti, e avevamo molto spazio anche i casa. Per i miei fratelli maggiori, il passaggio dalla scuola del villaggio, con classi composte da due o tre ragazzi per anno, in classi più grandi, fu una grande sfida. Il ginnasio umanistico, che Dieter aveva già frequentato durante la prigionia di papà, era piuttosto critico, sia da parte del direttore sia da parte degli insegnanti, nei confronti del regime, mentre io, nei primi anni di scuola elementare dovevo ascoltare ogni mattina da parte della maestra, all’inizio della lezione, una “parola del Führer”, che la classe doveva poi ripetere all’unisono.

La mamma si creò presto una cerchia di donne che si riunivano regolarmente ogni settimana per riflettere, parlare e cantare insieme.

 

Il pane quotidiano ci era provvisto grazie alla pensione di vedova che la mamma riceveva dalla chiesa ufficiale della Renania, perché mio padre era stato fino alla morte pastore di Dickenschied e Womrath. Probabilmente per proteggere noi bambini più piccoli, le circostanze della morte di nostro padre ci erano state spiegate solo vagamente, ma mi ricordo ancora bene che mio padre fu citato ad esempio alcune volte durante il culto.

 

A Elberfeld, noi bambini “di campagna” cominciammo a conoscere i nuovi odori delle strette strade di città. I fratelli più grandi fecero amicizie che durano in parte fino a oggi. Le gite con zio Hermann (il pastore Lutze) nella meravigliosa Bergisches Land sono per noi tutti ricordi inestinguibili, così come le corse nel gelo della notte, al suono delle sirene, verso i rifugi antiaerei.

Ernst e io, i piccoli, naturalmente trascorrevamo molto tempo in giardino, in cui potevamo sentire i cantici nazionalisti provenienti dal vicino istituto giovanile.

 

Nell’estate del 1943, mentre noi bambini eravamo a Hochelheim, Grossenlinden e Womrath a trascorrere le vacanze, la nostra casa fu incendiata a seguito di un attacco aereo. Prima, a causa delle scintille, si incendiò la casa dei vicini, costruita insieme alla nostra. Il fuoco attaccò in un lampo anche la nostra casa. Restarono solo i muri portanti e la facciata. Mamma e zia Mariella avevano cercato di bagnare il tetto, ma poterono salvare soltanto alcune parti di scritti. Mamma raccontava sempre, in seguito, di come seduta in giardino guardava impotente le fiamme divorare le stanze, con tutti i ricordi visibili della sua vita matrimoniale: i mobili acquistati col marito, i quadri, i libri e i giocattoli dei bambini. Gli altri sfollati del Wuppertal a seguito del bombardamento furono evacuati in Turingia. Mamma riuscì tuttavia, con noi bambini e la zia Mariella, a tornare nella sua patria a Tubinga, dalla nonna. Essa ci accolse amorevolmente nelle sue quattro stanze e fummo felici di poter trascorrere gli ultimi anni di guerra nella “salvata” Tubinga, rimasta anche in seguito quasi intatta. Sophie ritornò nel suo villaggio natio di Pferdsfeld.

Dieter, il più grande, tuttavia, prima del diploma doveva ancora prestare servizio come “ausiliario di artiglieria” e negli ultimi giorni di guerra fu persino chiamato a far parte della “Wehrmacht”.

 

Naturalmente, furono anni di privazioni per tutti, con il razionamento alimentare. Ma già nel corso della guerra, fedeli membri di chiesa delle comunità guidata da mio padre, a Dickenschied /Womrath e Hochelheim/Dornholzhausen, rimasti sempre in contatto con noi, ci aiutarono a sopravvivere. Nelle vacanze, noi bambini, distribuiti in vari casolari di campagna, eravamo trattati molto bene.

 

Al termine della guerra, la casa della nonna fu confiscata. Dopo la prima confusione ci fu comunque assegnata un’abitazione. In quel periodo successe anche di dover ritirare un pacchetto dalla dogana. Proveniva dagli USA, da persone che non conoscevamo, che si erano informati sulla vedova di Paul Schneider e sui suoi figli e avevano trovato il nostro indirizzo. Non fu che il primo. A casa nostra arrivavano continuamente avvisi doganali. I pacchetti venivano inviati da persone di ogni strato sociale, e contenevano soprattutto scarpe e vestiti usati, che mamma adattava a noi con grande abilità. Ma ogni volta che arrivava il tanto desiderato pacchetto a forma cubica, con i lati di circa 40 cm e le lettere stampate C.A.R.E. (Cooperative for American Remittance to Europe), era per noi una gioia particolare. Mi ricordo ancora il gusto della cioccolata a cubetti, del latte in polvere, delle uova in polvere e soprattutto della carne in scatola. Niente aveva un sapore migliore! Ripensiamo ancora con gratitudine a tutti questi aiuti.

 

Intorno al 1947, il pastore amburghese Bernhard Heinrich Forck pregò mia madre di descrivere la vita di mio padre e di mettere insieme dati e avvenimenti. Utilizzò tutto ciò in un “Memoriale per i martiri della Bekennende Kirche”, che fu pubblicato nel 1949 con il titolo “Und folget ihrem Glauben nach” (vivete secondo la vostra fede). Nel 1951, durante una vacanza a Locarno, mamma conobbe l’editore berlinese Hannemann (casa editrice Lettner), il cui interesse per la storia di mio padre era stato ulteriormente suscitato da una donna inglese. Essa, un giorno, dopo la partenza di mamma, diffuse un messaggio da Londra: “Non dimenticate Paul Schneider!” Su consiglio di amici, mamma decise, anche per elaborare il proprio passato, di scrivere il libro “Il predicatore di Buchenwald”, aiutandosi con gli appunti di diario, le lettere e le annotazioni del marito. Il libro fu pubblicato nel 1953 e rese mio padre ancora più noto.

 

A Tubinga, mamma si occupava intensamente di persone socialmente deboli ed emarginate, fino ad accoglierle nella nostra già affollata dimora. Era attiva nel soccorrere le donne e nei primi anni organizzò a Tubinga le riunioni di un’opera in soccorso delle madri, fondata da Elli Heuss-Knapp. Gli incontri di madri, di vedove di pastori, per lo più vedove della recente guerra, richiesero tutto il suo impegno, e fino alla fine degli anni Sessanta, fu spesso in viaggio, durante l’inverno, su incarico della chiesa regionale del Württemberg, per tenere conferenze e studi biblici durante riunioni e incontri femminili.

 

Dal 1959, mamma possiede una casetta a Dickenschied, costruita sull’appezzamento acquistato da papà come giardino, poco prima della sua reclusione definitiva.

Vive già da molto tempo con mia sorella Evmarie e mio cognato dottore in teologia Hans Vorster a Liederbach, presso Francoforte, ma trascorre i mesi estivi nella sua amata “casetta”. Ovviamente non può più stare lì da sola (ha 97 anni).

Al suo novantesimo compleanno ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Dickenschied. Nel 2000, le è stata conferita la medaglia d’argento Johannes Brenz da parte della chiesa regionale del Württemberg nonché una croce onoraria al merito da parte della Repubblica Federale Tedesca.

 

Noi ragazzi abbiamo trovato la nostra strada nelle più disparate professioni. Dieter (*1927) studiò teologia e fu per breve tempo pastore a Duisburg, mentre Gerhard (*1933) sostenne con successo il secondo esame di giurisprudenza, conseguendo la promozione, quando, nel 1960, entrambi morirono tragicamente e innocentemente a causa di un incidente automobilistico. Evmarie (*1929) ha lavorato come maestra. Paul Hermann (*1930) ha studiato agraria, nel 1954 è emigrata in Canada con l’intento di lavorare in proprio in un’azienda agricola. Successivamente è riuscita a fondare una ditta di impianti elettronici a Los Angeles. Io, Karl Adolf (*1935), sono ingegnere e ho esercitato una professione creativa in un istituto di ricerca all’Università di Stoccarda. Adesso lavoro ancora un po’ in una società ingegneristica che esegue compiti di misurazione e calcoli complessi. Il fratello più piccolo Ernst Wilhelm (*1937) ha lavorato come commerciante fino alla pensione e oltre a ciò ha svolto numerosi compiti di responsabilità nella direzione di un gruppo multinazionale dell’industria del vetro.

Siamo tutti sposati e in parte anche nonni. Nostra madre ha dieci nipoti e sei pronipoti.

Siamo grati per l’esempio che nostro padre ci ha trasmesso e portiamo in noi l’obbligo di percorrere onestamente e senza timidezza la nostra strada, facendo quello che la nostra coscienza ci ordina, e sperando con umiltà cristiana che sia la cosa giusta.

 

Settembre 2001 Karl Adolf Schneider

 

Margarete Schneider è morta poco prima del suo novantanovesimo compleanno, il 27 dicembre 2002.